Cosa spinge una persona a comprare quel particolare oggetto? Cosa lo motiva internamente, cosa fa percepire il prodotto come un bisogno?

Se vendi e non hai un ventaglio di risposte a questa domanda, ti sfugge qualcosa: il tuo cliente.

Studiare i flussi e le abitudini di acquisto dà un vantaggio strategico. La presenza sul mercato di colossi che lavorano secondo schemi pressoché perfetti (creazione dell’immaginario, proposta attraverso i social, servizio di vendita rapido e sicuro) ha alzato le aspettative di fruibilità di chi compra.

L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso. 

Ho avuto una buona giornata al lavoro e mi sento molto brava. Prèmiati, mi dice una voce che evidentemente non è titolare del mio conto in banca.

Vedo in una vetrina degli zoccoli danesi, pelle nera, forme stondate, gridano comodità.

Entro. Cavolo, sono immensamente comodi. Comodo però non sempre sta nello stesso campo semantico di femminile. Mi specchio più volte.

Non mi sento sicura dell’immagine che restituiscono di me, sento che essendo (ancora e relativamente) poco diffusi susciteranno quantomeno ilarità.

Esco.

Non è il prodotto a non convincermi ma l’idea di me.

A casa, la sera, guardo su Instagram seguendo l’hastag della più nota marca di clogs. Vedo plaid, libri, tisane in pomeriggi piovosi, calzini colorati sull’erba verdissima, vedo borse di vimini piene di verdure del mercato, gonne ampie e, sempre, questi zoccoli.

Il giorno successivo sono ai miei piedi.

Mi riconosco in un immaginario che l’azienda sapientemente crea e a cui gli utenti gratuitamente collaborano, un’immaginario di una vita sana, lenta, legata alla natura che io non ho nemmeno lontanamente ma che desidero.

Il mio immaginario, non la mia realtà. Voglio essere quello che vedo e credo di poterlo diventare.

Giorni dopo posto una foto dei miei clogs con una foglia d’acero sopra, sempre su IG. (ah, i social signora mia)

Una mi scrive: “mi piacciono un sacco ma temo che nessuno me le approvi.” Risposta mia: in effetti nessuno lo farà, approvale tu, sono meravigliose.

Lei: hai ragione, le prendo.

Et voilà il passaparola (gratuito) positivo e abbiamo aggiornato l’immaginario  da hygge a  girlpower.

  


E ora che ne sarà del mio viaggio?

Ci sono grandi marchi che hanno da tempo compreso che quello che sostiene il marketing è una narrazione rivolta ai loro clienti. Non a tutti, non a chiunque.

“è possibile innamorarsi di un computer?” era una vecchia pubblicità Apple di un iBook che faceva davvero innamorare. La consumer experience, ciò che i tuoi clienti amano, sentono e preferiscono, diventa un modello di business che dà forma ad ogni aspetto della realizzazione del prodotto. Si capisce che in quest’ottica anche i social hanno un loro valore, diverso da sponsorizzare una serie di post di oggetti che vendi. (Non veniamo a comprare sui social, non direttamente. Veniamo per divertirci, fateci divertire!)

Un’ultima domanda, anzi tre.

Che storia raccontano i tuoi prodotti e i loro pack, e a chi si rivolgono? La tua strategia, il tuo lavoro di concezione del prodotto e della sua promozione cosa ha da dire e a chi lo sta dicendo?